23. Īśvara-pranidhānād vā
Dio/ col ‘situarsi’ in Dio ; dedicandosi devotamente a, rinunciando a se stessi oppure rassegnandosi a Dio.
Ovvero all’abbandono a Dio.
E’ possibile raggiungere il samādhi anche seguendo un’altra via, il semplice abbandono all’Īśvara. Ogni nostra richiesta rivolta all’Īśvara viene esaudita, ogni nostra preghiera, ogni chiarimento, qualunque cosa la nostra mente pensi, tale pensiero si manifesta nella nostra realtà. C’è una continua comunicazione tra noi e tutto il mondo manifesto, più ricorrente è un pensiero o un aspetto del nostro carattere e più esso si manifesterà in qualche persona o situazione che ci circonda.
E’ per questo che se noi, abbandonandoci all’ Īśvara, gli chiediamo di essere guidati da lui, questa preghiera si manifesterà con quanto più cuore la esprimeremo.
Questa via può essere velocissima, portarci al samādhi in un solo istante, non richiede sadhāna, ma solo cuore.
24. Kleśa-karma-vipākāśayair aparāmṛṣṭaḥ puruṣa-viśeṣa Īśvaraḥ
(per) afflizioni; miseria; causa di miseria / azioni; attività / maturazione o fruizione / (e) germi seminali o impressioni di desideri nei quali dormono i desideri / intatto /spirito; un’unità individuale o centro della coscienza divina/ speciale; particolare / signore o deità che presiede ad un brahmānda, o sistema solare.
L’ Īśvara è un puruṣa particolare, non toccato dalle afflizioni della vita, nè dalle azioni e dai risultati ed impressioni prodotti da tali azioni.
Immaginate il Sistema Solare, le forze, l’energia, la coscienza che lo governa. In tutta la natura sembra esserci una intelligenza interna alla natura stessa. La vita assume le forme atte al proseguimento, al successo e alla selezione della vita stessa. Tutto ciò che sopravvive viene accolto dall’ Īśvara, tutto quello che non sopravvive semplicemente non esiste più, almeno non in una certa specifica forma, e l’Īśvara non interviene in aiuto delle sue creature, a meno che non gli venga richiesto. Il piano terrestre è il piano in cui l’ umano deve apprendere il libero arbitrio. In questo libero arbitrio anche chiedere aiuto all’Īśvara deve essere una nostra scelta. L’ Īśvara è interno alla natura stessa ma è indifferente al successo o all’insuccesso di ciò che crea, semplicemente crea la materia, la vita e il movimento dei pianeti.
25. Tatra niratiśayaṃ Sarvajña-bījam
in Lui / il supremo; non sorpassato / dell’onnisciente/ il seme; il principio.
In lui è il limite supremo dell’onniscenza.
La massima conoscenza alla quale possiamo aspirare è quella di ciò che ci contiene. Se noi siamo prodotti e manifestazioni dell’Īśvara allora possiamo al massimo essere, sapere e conoscere quanto Lui. L’Īśvara è il purusa del Sistema Solare e pertanto è solo una manifestazione parziale dell’intelligenza cosmica universale ed è limitato rispetto ad altri purusa presenti nell’universo che si trovano su gradi superiori al suo, nella scala della evoluzione spirituale.
26. Essendo al di là di ogni limitazione temporale egli è altresì il Maestro dei Maestri.
27. Egli è conosciuto in quanto AUM.( Om )
28. Si deve ripetere e meditare sull’AUM.
29. La ripetizione e la meditazione sull’AUM comportano la scomparsa di tutti gli impedimenti e il risveglio della consapevolezza rivolta all’interno.
34. La mente si acquieta anche con il controllo dell’ispirazione e la successiva ritenzione dei respiro, o prana.
35. Oppure con percezioni sensoriali straordinarie, che stabilizzino la mente su sé stessa.
36. Oppure, si mediti sulla luce interiore, che è fonte serena e al di là di ogni tristezza.
37. Oppure, si mediti su un essere che abbia conseguito il distacco dai desideri.
38. Oppure, si mediti sulla consapevolezza che sorge durante il sonno.
39. Oppure, si mediti su qualsiasi cosa si adatti a voi naturalmente.
40. In questo modo, lo yogin acquisterà padronanza di ogni cosa, dall’atomo infinitesimale fino alla magnificenza dell’universo.
41. Allorché, l’attività della mente viene posta sotto controllo, la mente diviene pura come un cristallo, e riflette con precisione, senza distorsione alcuna, colui che percepisce, ciò che viene percepito, e lo stesso ente che percepisce.
42. Savitarka samadhi, è il samadhi in cui lo yogin è ancora incapace di discriminare tra vera conoscenza, conoscenza basata sulle parole e conoscenza fondata sul ragionamento o le percezioni dei sensi, che permangono nella mente in forma confusa, mescolandosi tra loro.
43. Il Nirvitarka samadhi si consegue allorché, la memoria viene purificata e la mente è in grado di percepire la vera natura delle cose, senza contaminazione alcuna.
44. Le spiegazioni fatte per il Savitarka samadhi e per il Nirvitarka samadhi, chiariscono anche i
livelli di samadhi più elevati, ma in quegli stati, detti Savichara samadhi e Nirvichara samadhi, gli oggetti di meditazione sono di gran lunga più sottili.
45. La regione dei samadhi connessa con questi oggetti più sottili si estende fino allo stadio privo di
forma delle energie sottili.
46. Questi samadhi frutto della meditazione su un oggetto sono detti samadhi con seme, e non danno libertà dal ciclo della rinascita.
47. Allorché, si consegue la purezza suprema nello stato di Nirvichara Samadhi, si ha il sorgere di una luce spirituale.
48. In questa calma interiore, data dal Nirvichara samadhi, la consapevolezza si colma di verità.
49. Nello stato di Nirvichara samadhi, l’oggetto viene sperimentato nella sua dimensione reale, poiché in questo stato si consegue una conoscenza diretta, libera dall’utilizzo dei sensi.
50. Le percezioni che si conseguono nel Nirvichara samadhi trascendono tutte le percezioni normali sia per estensione che per intensità.
51. Allorché, questo controllo su tutte le altre forme di controllo viene trasceso, si consegue il samadhi senza seme, e con esso si è liberi dalla vita e dalla morte.34. La mente si acquieta anche con il controllo dell’ispirazione e la successiva ritenzione dei respiro, o prana.