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Yoga Sutra – Lezione 5

Continuiamo con la lettura dei sutra:

3. Tadā Draṣṭuḥ svarūpe ‘vasthānam.

Allora/(del) veggente/ nella sua ‘propria forma’ o natura essenziale e fondamentale/ fondazione

Allora il veggente è fondato nella sua natura essenziale e fondamentale.

 

In questo sutra Patanjali descrive il risultato della pratica dello yoga. Abbiamo visto nell’articolo precedente, che lo yoga si propone l’obiettivo di fermare le fluttuazioni della mente o, sarebbe meglio dire, della coscienza, per riconnetterci direttamente al nostro Sè superiore. Quando finalmente non siamo più in preda alle fluttuazioni della mente, il nostro purusa,  cioè la nostra anima, può esprimersi nella sua vera natura. Quando non siamo presi da pensieri fuori controllo,  possiamo finalmente essere noi stessi, la nostra vera anima è libera di esprimersi, non più soggetta ad alcun condizionamento. Purusa viene tradotto anche come veggente o testimone. La nostra anima viene vista come un testimone, è colei che non viene mai intaccata da nessun accadimento esterno e che ha coscienza di ogni nostra azione, di ogni nostro pensiero. E’ un nòcciolo di spirito, di pura luce che non viene mai intaccato da quello che viviamo, qualsiasi cosa succeda. E’ pura coscienza che semplicemente osserva la nostra vita e i nostri pensieri e conosce tutto quello che abbiamo agito, pensato, provato non solo in questa vita, ma anche nelle precedenti. E’ un seme di luce che ci connette direttamente allo Spirito Grande e che sa sempre cos’è giusto per noi. E’ molto presente e molto forte in ognuno di noi, ma spesso è difficile da percepire proprio a causa del rumore che la nostra mente provoca con il suo continuo pensare. Quando per esempio dobbiamo prendere delle decisioni, siamo abituati a riflettere e a pensare cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia più conveniente dire o fare e siamo presi da mille dubbi ed incertezze, perché attraverso la sola mente, non possiamo arrivare alla fiducia nel nostro operare.  Solo ascoltando il cuore ed essendo coerenti con quello che davvero sentiamo, agiamo con sicurezza, senza essere legati al risultato delle nostre scelte, ma solo alla nostra dignità di essere umani.  Il purusa e il cuore sanno sempre cosa fare, ma le scelte del cuore sono spesso le più difficili e meno convenienti da seguire…

 

4. Vṛtti-sārūpyam itaratra.

(con le) modificazioni (della mente)/ identificazione, assimilazione/ altrove, in stati diversi

Negli altri stati vi è assimilazione (del veggente) alle modificazioni (della mente)

In tutti gli altri stati, cioè, negli stati in cui la mente non è in quiete e quindi non siamo in contatto con il nostro purusa, noi ci identifichiamo con i nostri pensieri. Facciamo un esempio. Supponiamo di essere ad una festa, dove c’è musica e tutti intorno a noi ballano e si divertono. Sono anni che non andiamo a ballare e abbiamo pregustato questa serata da giorni, proprio come un’occasione per divertirci, vivere un po’ di leggerezza, scatenarci e scaricarci attraverso il ballo. Ora siamo al centro della pista e iniziamo a muoverci a ritmo di musica, tutto quello che realmente vogliamo è entrare in totale connessione con la musica e con i nostri amici e lasciarci andare, rilassarci totalmente. Ci apprestiamo a farlo, ma alcuni pensieri attraversano la nostra coscienza… “forse avrei dovuto indossare l’altra gonna /pantaloni”,  “ questo vestito non mi sta bene come vorrei”, “spero di essere abbastanza bello/a”. “voglio alzare le braccia al cielo, ma qualcun altro lo fa? no nessuno… no, non lo faccio, chissà se non sembro scema/o” , “forse non va bene come mi sto muovendo, ora provo a muovere l’anca così, magari sembro più disinvolta così…” , “ma questa musica non mi piace, dovrebbero cambiarla…” e via dicendo… e continuiamo a sentirci a disagio presi da  un mare di preoccupazioni, di pensieri, di condizionamenti, che ci impediscono di fare l’unica cosa che veramente desideriamo: ballare, vivere quel momento con totale pienezza, essere noi stessi, essere totalmente presenti nella situazione che stiamo vivendo, divertirci. Non solo non riusciamo ad essere spontanei, ma siamo anche convinti che tutte le preoccupazioni dalle quali siamo assaliti, siano reali, siano apprensioni serie e di una certa importanza !! Ecco che ci siamo completamente identificati con le nostre ansie e abbiamo perso la connessione con noi stessi. Se ci osservassimo dall’esterno e potessimo udire la nostra mente, mentre siamo lì a cercare di ballare in santa pace, penseremmo di essere matti, vedremmo chiaramente che siamo vittime di un disagio, eppure dall’interno, vivendolo sulla nostra pelle, siamo totalmente identificati con questo flusso di coscienza, ne siamo completamente soggiogati …

A molti di noi succede di affrontare la maggior parte della vita in questo modo e così non riusciamo ad attraversare serenamente tutti i bei momenti che la nostra esistenza può regalarci. A causa della attività incontrollata della nostra mente, non viviamo con pienezza l’amore, la famiglia, i figli, la nostra missione nel mondo del lavoro e la nostra vita intanto si consuma … spesso proprio quando siamo vicini alla felicità più piena, abbiamo più paura di accoglierla senza riserve, senza timori, quasi come se non ci sentissimo degni della felicità  e ci comportiamo, agiamo compulsivamente sull’onda ancora della nostra mente, allontanandoci da ciò che il nostro cuore, anima, purusa realmente desidera.

Lo yoga vuole portarci ad essere meno vittime della nostra mente, a calmarla, a vivere come quando eravamo bambini, con spontaneità, con apertura, dal cuore e nella pienezza della gioia interiore.