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Yoga Sutra – Lezione 4

Iniziamo con la lettura vera e propria del testo.

Abbiamo visto, nelle lezioni precedenti, che il primo capitolo si chiama SAMADHI PADA. Patanjali non inizia ad esporre gli argomenti introduttivi dello yoga, ma parte dalla fine, cioè dallo stato di coscienza finale, quello che vogliamo raggiungere con la pratica dello yoga. Il samadhi è sì un punto di arrivo, un primo obiettivo da raggiungere, ma è anche un nuovo punto di inizio. Attraverso questo stato di coscienza, potremo essere guidati in ogni passo della nostra vita, potremo essere in grado di conoscere tutto dall’interno, di collegarci al nostro Sè Superiore, di connetterci al tutto e quando questo stato sarà stabilmente ancorato nella nostra coscienza, saremo allora stabilmente nel cuore, ogni nostra azione, ogni nostro pensiero saranno frutto dell’amore e quindi dell’energia che sarà libera di scorrere in ogni nostra cellula senza incontrare blocchi o pregiudizi.

Il primo sutra recita:

1. Atha Yogānuśāsanam

ora, con questo/dello yoga/ esposizione

Ora si procederà ad una esposizione dello yoga

Abbiamo già visto nella prima lezione, come lo stile degli aforismi o sutra con cui quest’opera è scritta, abbia l’obiettivo di condensare il maggior numero di informazioni nel minor numero di parole, in modo che il sadhaka, cioè colui che aspira ad accedere alla conoscenza dello yoga, debba riflettere da solo sul significato di ogni sutra, contemplandolo giorno dopo giorno e ricercando la comprensione attraverso la propria vita e la propria sadhana.

Pertanto che vi sia il termine atha cioè “ora” all’inizio della frase non è casuale. Questo modo di dare inizio al discorso, ci indica che Patanjali intendeva rivolgersi ad allievi che avessero già fatto un percorso di profonda purificazione interiore per aprire la propria coscienza a quanto stava per essere rivelato.  Le verità dello yoga vanno così aldilà di quello che l’uomo comune è portato a pensare, che possono essere comprese e accolte, solo da chi abbia già un cuore puro, aperto e un corpo pulito, non intossicato da cibi animali e da emozioni e pensieri negativi.

A questo proposito vorrei ricordare che nell’antichità, gli aspiranti yogi che si recavano negli ashram per ricevere gli insegnamenti di un guru (maestro), venivano ammessi alla sua presenza solo dopo aver trascorso circa due o tre mesi a purificarsi. La purificazione consisteva in una dieta a base di erbe, radici e semi, di solito molto liquida, lavaggi intestinali quotidiani, lettura di opere spiritualmente elevate e ascolto del suono del sitar o della tabla. Solo dopo questo periodo, il sadakha era ammesso al cospetto del guru, con il quale discuteva dei suoi legami karmici irrisolti e iniziava il percorso yogico vero e proprio.  La coscienza si purifica attraverso la purificazione del corpo. La coscienza non ha sede nel cervello, la nostra coscienza è costituita dall’insieme di tutte le informazioni contenute nelle nostre cellule. Una sola molecola di DNA ( e in ogni cellula ce n’è una) ha una capacità di immagazzinare informazioni grandissima! Pensate che attualmente si stanno studiando tecnologie per immagazzinare dati attraverso le molecole di DNA, per esempio hanno calcolato che tutti i film del mondo possono essere memorizzati in una tazza piena di molecole di DNA… (leggi qui) E quindi potete immaginare quante informazioni ci possono essere nel nostro veicolo fisico  e alle quali possiamo accedere imparando a meditare e ad accedere agli strati più profondi della nostra coscienza ?

Quindi, in questo sutra, Patanjali si rivolge a chi è pronto ad ascoltare, a chi ha già affrontato un periodo di purificazione tale da aver aperto la sua mente ad una verità completamente nuova.

In questo senso, come si è già detto, tutti i diversi tipi di pratiche (Hatha, Mantra, Laya, Kriya, Bhakti, ecc.ecc.) che possiamo trovare nel vasto mare dello yoga, sono tutti validi al fine di preparare il sadakha allo yoga reale come spesso anche un grande maestro come krishnamacharya ha sottolineato, cercando di mettere un freno ad una certa confusione che sullo yoga si è andata diffondendo.  http://krishnamacharya.net/

2. Yogaś citta-vṛitti-nirodhaḥ

yoga/mente/modificazioni/inibizione; soppressione; sospensione;delimitazione

La tecnica essenziale dello yoga è la soppressione delle modificazioni della mente

Il termine citta non si riferisce solo alla mente e quindi il sutra non si riferisce ad una semplice soppressione o limitazione del pensiero ordinario. Quello che noi percepiamo come pensiero in realtà è solo una manifestazione superficiale di ciò che è contenuto in strati molto più profondi della nostra coscienza. Supponiamo di avere dell’acqua che bolle. Le bolle sulla superficie del liquido sono i nostri pensieri, ma il calore, l’agitazione termica che produce queste bolle e disturba lo stato di quiete viene dal fondo del contenitore e viene prodotto da un calore sottostante. Possiamo immaginare il processo della nostra coscienza nello stesso modo. Noi vediamo solo i nostri pensieri, ma da dove provengono questi pensieri, da dove traggono origine?  Quando cerchiamo di entrare in meditazione, succede che la mente non si ferma, è fuori dal nostro controllo, cioè il calore interno del liquido è così intenso che non riusciamo a fermare l’ebollizione della superficie. La tecnica essenziale dello yoga è quindi quella di fermare questo processo, di portare la mente ad uno stato di quiete, di raffreddare progressivamente il liquido che bolle.  Non possiamo semplicemente decidere di fermare il nostro pensiero. Sarebbe veramente ingenuo pretendere di farlo solo grazie alla nostra forza di volontà o reprimendo il pensiero. Il pensiero non va represso,  è molto pericolosa qualsiasi repressione !! e lo constatiamo ogni giorno… La frequenza dei pensieri, il numero di pensieri e la loro forza, la loro spinta si riducono seguendo un percorso molto lungo di purificazione attraverso diete e digiuni, di riequilibrio dell’energia nel corpo attraverso le asana e il pranayama e la meditazione quotidiana, in modo da poter capire la provenienza di un certo tipo di pensieri e di emozioni. Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che una certa situazione mi faccia arrabbiare… siamo comunemente portati ad attribuire alla situazione esterna la causa di quella rabbia, invece non è così, perché una qualsiasi altra persona potrebbe reagire alla stessa situazione ridendo a crepapelle. Quindi in realtà non è la situazione a provocare la nostra rabbia, siamo noi a dare sfogo ad una nostra rabbia interna prendendo a pretesto la situazione che stiamo vivendo. Ecco un esempio di ciò che è già contenuto nel nostro veicolo fisico ed energetico e che fa bollire la superficie dell’acqua. Il percorso dello yoga è proprio quello di ripulirci di tutti questi contenuti negativi progressivamente, con le sue tecniche ripetute ogni giorno.

Quando il pensiero è finalmente assente e la nostra mente è calma, allora possiamo sentire il cuore, possiamo sentire un altro livello della nostra coscienza in cui siamo in connessione con quello che ci circonda e con tutti gli altri. Allora il nostro jivatma, cioè la nostra anima, può liberamente esprimersi nella nostra vita senza essere bloccata da emozioni, pensieri negativi e blocchi e può essere espressione sulla terra del paramatma
cioè dell’ anima universale, la realtà divina che è fonte e sostrato dell’universo manifesto. Ognuno di noi ha dei precisi doni, ha un preciso ruolo, è una particolare espressione del paramatma e il raggiungimento della nostra felicità è nella piena espressione della nostra vera natura. Non riusciamo a raggiungere la felicità semplicemente perché la nostra realtà esterna è strutturata in modo da limitarci costantemente e perché siamo abituati da millenni a vivere nella paura. In realtà, nel momento in cui ci mettiamo sulla nostra strada tutto l’universo, tutta la realtà quantistica intorno a noi sostiene il nostro cammino. Il processo dello yoga ci porta anche a questo, ci porta ad una liberazione progressiva dalle catene che ci tengono imprigionati e alla nostra piena espressione. La nostra luce deve brillare ogni giorno di più sino a che non saremo sempre più illuminati e potremo tornare insieme allo spirito. Quindi, è vero, ognuno di noi ha molto da fare, ma ad ogni passo quanta liberazione, alleggerimento e felicità c’è dietro l’angolo !!! AVANTI GENTE, AVANTI  !!!!!!